La mia storia di latte comincia dalla fine. ( La storia di Lucia e Nora)

La mia storia di latte comincia dalla fine.

Racconta della conclusione di un percorso che mai avrei voluto per me e la piccola Nora.

Racconta di un pomeriggio, il 16 agosto 2019, in cui un dottore mi disse che quella pallina che avevo sentito due settimane prima sotto l’ascella era un linfonodo dalle caratteristiche anomale, che vicino a lui ce n’erano altri due, altrettanto “dubbi”, e sotto, nel seno destro, c’era una macchia.

Il 18 agosto l’ago aspirato, e nonostante l’anestesia, provai dolore. Piangevo. Il dottore mi disse che per quella sera non avrei potuto allattare e io andai nel panico.

Come potevo trascorrere una notte da sola (si, sola, perché le sfighe non vengono mai da sole e mio marito da pochi mesi, al tempo, aveva deciso che la sua famiglia non era più la sua priorità), con un braccio immobile e dolorante, ad affrontare la notte con una bambina di due anni e mezzo che non dormiva se non attaccata al seno? Come avrei potuto anche solo consolarla cullandola? Quella sera assaporai il bello delle amicizie speciali, quelle che non ti abbandonano. Dopo avermi accompagnata a casa dall’ospedale, le mie amiche mi prepararono la cena (adoravo il fatto che in quei giorni casa mia fosse la loro e la cucina un loro dominio) e una di loro decise di dormire con me e Nora, che magicamente, vedendo i cerotti, si svegliò qualche volta, diede un bacio su ogni capezzolo e si riaddormento’.

Io sapevo, in cuor mio, che l’esito di quella biopsia non sarebbe stato positivo…quello era il momento di concludere il nostro percorso di latte.

I bambini sono magici e Nora, da quella sera, avrebbe iniziato ad accarezzare la “bibi” di mamma, a baciare teneramente i capezzoli ma non mi avrebbe mai più chiesto di essere allattata. Lei sapeva.

Lei ha sempre saputo, ha saputo che quella “bibi” era molto brutta, lo vedeva attraverso le trasformazioni della sua mamma, che man mano che passavano i giorni diventava sempre più pallida, più debole e la sua testa diventava sempre più lucida. Dimostrava di conoscere il mip dolore perché mi portava la trousse e mi chiedeva di truccarci insieme e nel frattempo mi obbligava a prendermi cura di me.

Mi chiamava “la sua amore” e così facendo mi ricordava che io potevo ancora essere amata, nonostante mi sentissi abbandonata alla mia disperazione.

Ho imparato che spesso noi mamme siamo piene di paure rispetto ai nostri figli e alla loro capacità di adattarsi alle situazioni, ma loro sono molto più bravi di noi.

Ho sempre voluto che lei sapesse e vedesse, non ho mai dubitato della sua capacità di poter affrontare tutto, nemmeno quando la signora che mi raso’ icapelli mi disse di indossare immediatamente la parrucca affinché nessuno mi vedesse, nemmeno la mia bambina.

Bene. Uscita da lì la prima cosa che feci fu andare da Nora e farmi togliere da lei il foulard. Io piangevo ma lei esultando per la novità, mi diede un bacio sulla testa.

Quando, finito ogni ciclo di chemioterapia, passavo le giornate con la bacinella in mano, lei trascorreva il pomeriggio a disegnare, le bastava avermi accanto.

Una separazione, un tumore,un repentino distacco dal seno. L’esito? Lei è felice di avere ben due case, sa che le puppe di mamma sono sempre lì per essere accarezzate (e si, le piace anche strizzare i capezzoli… a me meno!), mamma è diventata super fashion con turbanti coloratissimi e ci possiamo pure fare la doccia insieme in inverno perché mamma non deve stare due ore a fare la piega. A scuola poi ci sono tanti amici nuovi, le maestre sono come delle mamme e ci piacciono persino i contorni di verdura!

A me mancano da morire quei momenti magici, in cui sentivo il latte scorrere da me a lei e la vedevo magicamente tranquillizzarsi da un pianto o scivolare nel sonno. Ma è tutto dentro al mio e al suo cuore e

quei momenti continuano a fare la loro parte, contribuiscono a rendere il nostro rapporto speciale e ci danno sicurezza e conforto anche nei momenti di maggior fragilità.

Presto ci lasceremo tutto alle spalle e di questa brutta vicenda resterà un ricordo addolcito dalle coccole che non smettiamo mai di farci e che riesco, oggi, ad assaporare con maggiore consapevolezza perché non voglio perdermi nemmeno un secondo del tempo che passiamo su questa Terra.

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