Guardo Amelia e penso…grazie bimba mia!

Foto sos allattamento storie di latteLa mia storia di latte inizia quando nella mia pancia ha cominciato a crescere qusta piccola fagiolina, che oggi è una bimba di 8 kg e 500 g.
Come tutte le mamme in dolce attesa ho fantasticato un sacco su come sarebbe stata la bambina una volta venuta al mondo e su come sarebbe stato meraviglioso tenerla appoggiata al mio seno per nutrirla e coccolarla. La gravidanza è di per se stata eccezionale, sognando che sarebbe stata femmina il nome designato sarebbe stato Cassandra. Ma ecco il primo intoppo, test combinato brutto si parte prima con la villocentesi e dopo con l’amniocentesi.

Sono quel caso su mille mila in cui la villo ha dato solo un risultato parziale. Da giugno a settembre ho vissuto in una specie di limbo e guardando in faccia il mio compagno ho deciso che Cassandra avrebbe avuto bisogno di un nome un po’ meno nefasto. Così trovando un centesimo per strada e immaginando la strega che voleva rubare la numero uno a Paperone, ecco AMELIA. Amelia Flaminia nasce il 27 gennaio alle 17 e 02, il parto è qualcosa di veramente terribile. A me si alza la febbre e alla bambina serve qualche secondo per respirare appena uscita. Nel momento in cui ho quella meraviglia tra le mani, ho la sensazione dell’amore più puro che si possa provare. Valore della pcr della bambina sballato, colpa della mia febbre alta durante il parto. Antibiotico sia io che lei. Amelia per due giorni sonnecchia, si sveglia l’appoggio cuore a cuore con me e si riaddormenta in pace tra le mie braccia. Iniziano i problemi di cibo, a notte fonda arriva un infermiera, che ho odiato e odio ancora profondamente, le da una siringa di latte artificiale, io mi incazzo come una bestia ma mi dice che la bambina non mangia da troppo tempo e deve nutrirsi… va bene. Al mattino proviamo ad attaccarla, i restanti due giorni in ospedale li ricordo poco, solo le arrabbiature per tutte le volte che la bambina riesce ad attaccarsi e le infermiere la staccano (non tutte sia chiaro) perché schiocca con la lingua e loro insistono che non stia tirando e che lei non mangi abbastanza. Finalmente mi dimettono e l’unica infermiera del nido che è stata un angelo con me mi da il numero di Monica Bielli.
Arrivo a casa e come prima cosa la chiamo, nel frattempo volevo dare ad amelia il mio latte. Affitto il primo tiralatte e provo ad avvicinarla al seno, ma lei strilla e si dimena.
Con monica che mi aiuta, cambio tiralatte, faccio gli esercizi con la bambina, e sto attaccata al mio canarino giallo. Ho dato questo nome al tiralatte affitato numero due, passo giorno e notte al tiralatte. Resisto un mese, e le rare volte che riesco, quando non sono li attaccata a quel macchinario giallo provo ad attaccare Amelia. Niente la bambina si avvicina al seno e urla. Mi sono sentita la madre peggiore del mondo, una completa incapace ed un’inetta. Resisto un mese, un mese in cui a parte tirare il latte non faccio nulla (avevo due pere enormi facevo solo la mucca da latte) non dormo, non mangio, tiro il latte perché il mio latte è più buono per Amelia, lo so. Alla fine del primo mese esplodo e cominciano a comparirmi bolle e pruriti che mi mandano fuori. Prendo una decisione: DOSTINEX. Basta, Amelia ha bisogno di una mamma serena ed io non lo ero. Dalla mia ho il mio compagno che dapprima non capisce poi se ne fa una ragione e mi aiuta in tutto e per tutto. I pruriti non smettono, nonostante io mi rassereni e nonostante Amelia stesse crescendo. La prima visita dermatologica: “SIGNORA LEI é STRESSATA”. Via di cortisone, due mesi in cui ho inseguito il dermatologo che più che dirmi che ero stressata non mi diceva, cortisone e antistaminico, due mesi, cambio dermatologo dopo essermi svegliata una mattina con una gamba viola, anche lui pensa subito allo stress ma mi fa fare gli esami del sangue (grazie al cielo). Gli esami del sangue sono sballati, di poco ma tutti i valori sballati. Una mattina mi sveglio col collo di un lottatore di wrestling e di corsa dal mio medico che nel frattempo visti gli esami aveva già pensato di mandarmi in ematologia per i controlli. Ecografia al collo, nel giro di una settimana biopsia ai linfonodi ingrossati. Il 21 giugno diagnosi: linfoma di Hodgkin. Viaggio verso casa durissimo, arrivo a casa mia in macchina senza sapere come esserci arrivata. Arrivo in casa guardo i miei amori grandi e capisco che devo lottare e sconfiggere il mostro per loro. Guardo Amelia e penso” grazie bimba mia, tu lo sapevi tu sei la mia streghetta per questo non ti sei attaccata alla mamma”. Ho sofferto tanto per non averla attaccata al seno ma ora la ringrazio, staccarla sarebbe stata più dura. grazie a Monica che mi è stata vicina prima come consulente ed ora come amica. Da mamma, da mamma che lotta per la sua cucciola e per il suo amore, io posso solo dire che certo, l’allattamento sarebbe stato meraviglioso, ma io ho lo stesso una bimba sana meravigliosa e gioiosa anche se prende il biberon e il latte in polvere. <3

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